Azioni di rinaturalizzazione delle Macalube di Aragona

Il progetto denominato MACALIFE, LIFE 04NAT/IT/00182 “Conservazione degli habitat delle Macalube di Aragona”, ha avuto come obiettivo generale la tutela e la diffusione degli habitat naturali di maggiore interesse conservazionistico presenti nell’area delle “Macalube di Aragona” e la rimozione di fattori di degrado causati dalle attività agro-silvo-pastorali. L’area interessata dal progetto, estesa 92,3 ha e ricadente all’interno della ZSC, coincide con la zona A di massima tutela della riserva naturale integrale, in cui si concentrano le maggiori valenze naturalistiche.

Gli habitat naturali oggetto di intervento, inclusi nella direttiva 92/43/CEE, sono stati:

            - prati salati mediterranei - Juncetalia maritimi;

            - perticaie alonitrofile - Pegano-Salsoletea;

            - percorsi substeppici di graminacee e piante annue - Thero-Brachypodietea;

            - stagni temporanei mediterranei.

La specie obiettivo del progetto è stata l’Aster sorrentinii (Tripolium sorrentinoi), una specie endemica dei calanchi della Sicilia centro-occidentale inclusa tra le specie prioritarie della direttiva 92/43/CEE. Le popolazioni di tale specie conosciute sono 11 e quella delle Macalube è la più meridionale rispetto all’areale della specie. All’inizio del progetto l’esiguo popolamento presente alle Macalube era costituito da circa 47 individui, ma grazie agli interventi attuati per mezzo del presente progetto la dimensione della popolazione è stata portata a 270 individui.

Il principale risultato è rappresentato dal netto miglioramento della qualità ambientale e dello stato di conservazione in cui versano le specie e gli habitat presenti nella zona delle Macalube e dall’arresto dei fenomeni di degrado ambientale. Tale risultato è stato perseguito attraverso gli interventi di rinaturalizzazione che hanno favorito la diffusione delle formazioni naturali più significative, per ovviare alla frammentazione degli habitat e alla esiguità della popolazione di Aster sorrentinii. Al contempo sono stati coinvolti gli agricoltori locali nelle attività di rinaturalizzazione, ma soprattutto in quelle di gestione dell’area finalizzate alla protezione della natura e alla mitigazione degli impatti antropici. Ciò ha garantito un significativo aumento del consenso verso le politiche di conservazione della natura dell’intera comunità locale, perché ha reso percepibile come anche queste politiche possano rappresentare un’occasione di sviluppo socioeconomico. Sono stati così eliminati i fattori di minaccia, di degrado e di vulnerabilità degli habitat derivanti dalle pratiche agricole e dal sovrapascolo, per i quali sono state altrettanto fondamentali le acquisizioni dei diritti proprietari e la realizzazione della recinzione dell’area di intervento. È stato inoltre fortemente ridotto il rischio derivante dagli incendi mediante la realizzazione e manutenzione delle strisce parafuoco nonché attraverso una più intensa sorveglianza operata dai soggetti interessati al progetto (operatori della riserva e lavoratori ex proprietari terrieri).

Il progetto ha previsto inoltre l’acquisizione di una superficie di 65,8 ha su i 92,3 ha dell’area di intervento. Tale azione è risultata essere cruciale per il raggiungimento degli obiettivi di questo progetto ed è stata portata a termine realizzando un proficuo coinvolgimento degli ex proprietari terrieri nella gestione saltuaria ed ordinaria del sito.

L’attività svolta ha anche previsto l’inserimento nell’attività di propagazione di due specie estinte nell’area: Atriplex halimus (6 piante adulte e fruttificanti sono oggi presenti alle Macalube) e Salsola agrigentina (circa 40 sono oggi presenti alle Macalube). L’attività di propagazione ha innescato una capacità autonoma di diffusione dell’Aster sorrentinii e della Tamarix africana, oggi presenti con circa 400 piante. Anche le Chenopodiaceae Salsola agrigentina e Suaeda vera sono oggi presenti alle Macalube con circa 40 e 50 ulteriori piante ottenute dalla attività di propagazione.

Le specie scomparse o in rarefazione mostrano una evidente capacità autonoma di diffusione nelle aree ex agricole o comunque degradate. Avere innescato capacità autonome di rigenerazione delle specie e quindi di ricostituzione di habitat fragili è uno dei successi conseguiti dal progetto.