Riserva Naturale Grotta Conza
Tipologia |
Riserva Naturale Integrale |
Superficie |
12,34 Ha |
Comuni |
Palermo (PA) |
Decreto istitutivo |
D.A. n. 292/44 del 16/05/1995 |
Ente Gestore |
CAI (Club Alpino Italiano) Sicilia |
Sito web |
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Sito Natura 2000 |
ZSC/ZPS ITA 020023 Raffo Rosso, Monte Guccio e Vallone Sagana |
Geosito |
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La Riserva Naturale Grotta Conza, istituita al fine di conservare nella sua integrità la risorgiva fossile interessata dall’erosione marina; interessante la fauna, è sita nel territorio del Comune di Palermo, ai margini della storica borgata Tommaso Natale, sulle pendici del Pizzo Manolfo. Essa si colloca in una fascia altimetrica compresa tra 96 e 228 m s.l.m.. Dal punto di vista geologico, l’area in cui è ubicata la Grotta Conza è da inquadrare nel settore dei Monti di Palermo, ed è scavata nei calcari mesozoici derivanti dalla deformazione dei terreni riferibili alla Piattaforma Carbonatica Panormide. Per gli aspetti vegetazionali della parte esterna alla grotta, l’area della riserva può essere suddivisa in due sezioni. Il “piano sub naturale” che interessa un vasto rimboschimento, insistente su demanio dell'amministrazione forestale, con impianti realizzati dal 1970 in poi dall’Azienda Foreste Demaniali, in maggioranza con specie esotiche. Il “piano naturale” che è rappresentato dalla pregevole formazione vegetazionale matura e ben conservata con presenza di notevoli esemplari di casmofite come Brassica rupestris spp, Helicrisum rupestris, Dianthus rupicolae, Mattiola sp. La Riserva ospita una fauna abbastanza ricca e diversificata, espressione di un territorio con buona diversità ambientale. All’interno della cavità è presente una fauna invertebrata, costituita da esemplari appartenenti al phylum degli artropodi; la maggior parte da animali presenti sono troglosseni (visitatori occasionali dell'ambiente sotterraneo) ma sono presenti anche i troglobi e i trogofili (la grotta ospita una colonia di pipistrelli). Nel talus all’ingresso della cavità sono stati ritrovati resti di pasto, utensili in selce e ossidiana (oggi conservati al Museo Geologico Gemmellaro) che testimoniano l’utilizzo della grotta da parte dell’uomo paleolitico.